Ieri le prove generali, oggi l’esibizione ufficiale nel tratto di mare della città di Cagliari. Sto parlando delle frecce tricolore, la cosidetta pattuglia acrobatica dell’Areonautica Militare. Perché ne parlo? Perché a loro è collegata la geoingegneria. Mi spiego meglio prendendo per esempio e da esempio il singolo episodio (la loro esibizione in terra sarda), per fare alcune considerazioni che diventano ovvie soltanto nel momento in cui ci rifletti. Da giorni sui cieli del sud Sardegna non c’è una nuvola, non c’è vento, la temperatura è in linea con il periodo, ma sopratutto, mentre voi mi segnalate clamorose scie chimiche da tutta Italia, qui non se ne vede neppure una. 

Ovvio, per prima cosa l’evento di questi due giorni non è stato deciso all’ultimo momento ma è in programma da mesi. Che significa? Molto semplicemente che il controllo del meteo è ormai pratica quotidiana per qualsiasi evenienza. Ieri, oggi e domani non poteva certo esserci il maestrale sardo, potente e vigoroso che spinge fino anche oltre i 100 chilometri all’ora. E il cielo doveva essere sereno e con zero scie, perché lo spettacolo di propaganda di Stato (peraltro offerto con soldi pubblici dall’amministrazione comunale), non deve peccare in nulla. 

Fateci caso, ricordate un’esibizione delle frecce tricolare fuori da un contesto di cielo sereno? Io no, voi neppure. Chissà perché… e che caso! 

Davide Zedda

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