L’amico Maurizio mi manda questa interessante riflessione. La questione della presunta crisi climatica per giustificare la restrizione delle libertà individuali, si gioca anche sulle parole che vengono utilizzate, e che contribuiscono a creare confusione e divisione nelle persone. La gente parla indistintamente di riscaldamento climatico, cambiamento climatico ed emergenza climatica, ma sono concetti totalmente differenti tra loro. Pur volendo parlare di cambiamento climatico, cioè l’estremizzazione degli eventi meteorologici, causati o meno dalla geoingegneria, va da sé che il presunto riscaldamento climatico rappresenta solo una parte di questo cambiamento climatico. Ma la cosa più grave è che si attribuisce la causa solo all’uomo che, con il suo stile di vita produrrebbe troppi gas serra responsabili del riscaldamento climatico come la CO2, che invece è vitale per l’esistenza della vita sul pianeta e non influisce sull’aumento delle temperature.

Quindi la crisi climatica si riduce ad una mera scelta politica non supportata da fatti reali ma solo dalle menzogne che ci propina il sistema tramite il mainstream per legittimare la restrizione delle libertà individuali. Bisogna far capire alle gente che il presunto cambiamento climatico non è assolutamente causato dall’uomo, che forse incide per l’1%, altrimenti si rischia di passare per negazionisti climatici sviando il vero problema della falsa causalità attribuita all’uomo. 

A chi mi chiede se credo o meno nel cambiamento climatico rispondo che la domanda è mal posta, perché non si tratta di un dogma religioso a cui credere o meno, ma che bisogna attenersi ai dati reali forniti dai veri scienziati (Nobel) che smentiscono in gran parte il cambiamento climatico, e che la causa non è l’uomo. Se si riesce a trasferire questo semplice concetto alle persone, cadrà di conseguenza tutto il castello di carta della falsa emergenza climatica.

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