IL COMMENTO | A Cagliari si è deciso di rasentare il ridicolo, anzi, di cadere dentro ad una follia totale e senza alcun senso. Siamo arrivati al Piccolo Principe con testo depatriarcalizzato, ovviamente per i bambini dai sei ai dodici anni, ovvero quella fascia d’età alla quale il sistema maggiormente tiene ed attacca in tutte le forme e in tutti i mondi possibili. L’evento risulta inserito nel cartellone ed in programma in un festival contro la violenza. 

Ora 

Detto che rivedere il Piccolo Principe con un testo depatriarcalizzato, è di per sé una violenza, mi chiedo: ma davvero il Piccolo Principe è dunque un testo violento e patriarcale? No, perché allora gradirei informazioni su Biancaneve e i sette nani. Ed è giusto un esempio, perché ormai è partito il delirio e l’assalto anche alla letteratura, al cinema, a tutto. In primis alla scuola e al quotidiano. 

Biancaneve e i sette nani 

Intanto (secondo le solite assurde logiche), non si dovrebbe dire nani ma diversamente alti, e poi, scusate: non sarebbe una storia sessista? Oppure una donna con sette uomini si può fare, mentre il contrario no? Nessuno urla allo scandalo o dobbiamo soltanto attendere? Su Biancaneve e i sette nani non aggiungo, altro… credo abbiate capito, sia che siate maschietti sia che siate femminucce. 

Anzi no, proseguo. Stando a certe logiche, sette nani con una donna va bene perché c’è il consenso della donna che per di più comanda, e quindi (in base allo stesso ragionamento), Biancaneve e i sette nani può tranquillamente essere non un racconto per i più piccoli, ma anche una gang band. Che tanto va benissimo così e la si può raccontare anche ai bambini, anzi, specie ai bambini, anche perché non dimentichiamoci che stanno sdoganando la pedofilia, figuriamoci il porno. 

Davide Zedda

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