Dopo l’inchino a Giorgio Napolitano, lo Stato si è inchinato anche a Matteo Messina Denaro. Mentre nel primo caso non si poteva agire diversamente visto il ruolo, anzi, i ruoli che il doppio ex presidente della Repubblica ha ricoperto all’interno e nella storia della Repubblica, tanto che qualsiasi retorica era logica e scontata, non da parte mia che per il poco che valgo ho ricordato a mezzo editoriale chi è stata e cosa è stato davvero Giorgio Napolitano (qui il link), ebbene, ora lo Stato ha reso omaggio a Matteo Messina Denaro. Non è uno scherzo, lo Stato (era prevedibile), si è inchinato al passaggio del boss della mafia, che peraltro, lo ricordo, era morto da giorni ma era necessario prima fare l’inchino a Napolitano, poi a Matteo Messina Denaro, ovvero un criminale, un assassino, un uomo che ha potuto vivere libero per tutta la vita grazie alla copertura dello Stato, che ben sapeva dove stava, perché non era latitante, era un libero cittadino. 

Ultimo saluto dello Stato 

Il programma dell’ultimo viaggio di Messina Denaro è stato raccontato dai media nei minimi dettagli, perché lo Stato così ha deciso, e i media hanno obbedito. Non ho sentito una sola voce fuori dal coro, e non parlo di certo del programma Tv. Si parte dal costo della bara, 1.500 euro. Poi, dopo l’autopsia (a che pro?), nel tardo pomeriggio di ieri la partenza sul carro funebre arrivato dalla Sicilia in Abruzzo, per quindi fare ritorno in Sicilia in un viaggio di ritorno blindato e scortato dalle forze di sicurezza dello Stato ed in particolare dal GOM. Un viaggio di undici ore, un inchino dello Stato ad uno dei suoi migliori uomini, sì, per lo Stato, Messina Denaro è stato uno dei suoi migliori uomini. Undici ore di viaggio per arrivare in Sicilia dove il boss della mafia è stato tumulato nella cappella di famiglia di Castelvetrano.

Sono stato chiaro? 

Davide Zedda

Condividi

🛑 Unisciti al Canale Telegram T.me/Davide_Zedda

🛑 Se vuoi sostenermi con una libera donazione, ecco il link per poterlo fare.