Non viviamo l’epoca delle pandemie, o più precisamente non solo quella, che peraltro c’è stata annunciata ufficialmente sia dai potenti del mondo che dai governanti locali. È certamente peggio, all’epoca delle pandemie hanno contemporanea sovrapposto l’epoca delle emergenze. Le creano da zero, a tavolino. 

Se ci soffermiamo su quella che loro definiscono climatica, e che non esiste, essa, affinché venga fatta accettare dalla maggioranza delle persone, va in qualche modo mostrata. Detto che il modello e lo stile narrativo, nonché lo strumento e la strategia di comunicazione sono identici a quelli utilizzati per il Covid, per i vaccini, per l’acqua, per l’energia, così è anche per il clima. 

Ma stavolta sono entrati pesantemente a gamba tesa. Ed in ballo (come per ogni emergenza), ci sono fiumi di denaro. Dalla tragedia dell’Emilia Romagna (che possiamo tranquillamente definire una strage), emerge che ci sono state azioni di bioingegneria, ma allo stesso tempo, in contemporanea, la follia delle dighe chiuse. L’obiettivo era trattenere il più possibile l’acqua per far passare l’idea che essa scarseggiasse. Poi, nel momento della grande pioggia, ecco il disastro: aprire le dighe per evitare che saltassero o tracimassero, ma non per necessità o siccità, ma perché come. E se tu sommi una pioggia senza precedenti, ad un mare d’acqua stoccata nelle dighe, ecco il crimine perfetto. 

E poi, dicevo, i soldi. Anche per la siccità (che non esiste), anche per il cambiamento climatico (che forse esiste, ma non dipende dall’operato dell’uomo), ci sono i soldi dello stato d’emergenza idrica e quelli del PNRR. Come per il Covid, una mangiatoia di Stato. 

Davide Zedda

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