
Gaza è in trend sui social, un fatto indicativo di questi tempi social: ma occorre una riflessione. Meglio tardi che mai? Peggio, tardi e di moda: su per sé poco utile per le coscienze, per smuovere le coscienze. Un post e via, perché va di moda. Atroce.
Prendo in prestito una frase forse: “Si sono fatti i cazzi loro per due anni lasciando sempre i soliti quattro stronzi a fare battaglie da soli. E ora che i morti in si contano più, ora che i cadaveri sono freddi ora che il sangue è secco”, Gaza va in trend.
La Palestina aveva bisogno di amici prima, quando il trend non c’era, così come non esistevano i social. La Palestina aveva necessità di sostegno fin dal 1947, anno di fondazione con la forza dello stato di Israele grazie al protettorato anglo americano ad iniziare a sottrarre le terre palestinesi per darle a Israele.
Fino ad oggi hanno cercato di nasconderli i morti, di minimizzarli, di legittimarli.
Chi ne parlava si prendeva insulti e indifferenza.
C’era un muro d’omertà da distruggere.
Sono serviti 60.000 morti dirette e 300.000 indirette affinché qualcuno si accorgesse dei fatti, ma io ricordo bene quando a sedici anni iniziai a manifestare pro Palestina: sarà che indossavamo (eravamo pochissime persone) la Kefie: ci scambiavano per terroristi.
Davide Zedda
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