Fu un golpe! Berlusconi ricevette una lettera a firma del governatore della BCE uscente Trichet e da quello entrante che risponde al nome di Mario Draghi (ricordate?)

Una lettera vergognosa che doveva rimanere riservata in cui praticamente gli dicevano caro figlio o tu fai questa, questa, questa, questa, questa, questa, questa, questa riforma oppure noi mandiamo lo spread alle stelle e l’Italia va in fallimento. 

Un ricatto. Cosa fece Berlusconi? 

Cercò di adempiere in buona parte a queste richieste, ma intanto il Corriere della Sera rivela e rendeva pubblica la lettera. 

La questione diventò pubblica, e neppure l’ottemperare alle richieste fu sufficiente. 

Ciò perché il vero obiettivo era lui: Berlusconi. Contro di lui usarono l’arma dello suprema: lo spread continuò a salire, il titolo Mediaset crollò del 12% in un giorno. A quel punto la famiglia Berlusconi e Doris (a cena) dicono al cavaliere: o tu ti dimetti da Presidente del Consiglio o qui finiamo tutti in povertà: l’Italia va in malora e Mediaset va in fallimento. 

E a quel punto Silvio Berlusconi (senza voto di sfiducia del Parlamento) si dimette. 

Questo è stato un ricatto esercitato dalla BCE, da Mario Draghi e da Richet, al di fuori di qualunque logica democratica e al di là del mandato di una banca centrale europea che non deve occuparsi delle riforme di un paese, deve preoccuparsi della stabilità dell’euro, di una moneta che è diversa. 

Ecco che tutto questo è stato di una gravità assoluta, ce lo siamo dimenticati troppo in fretta, ma l’Europa si basa (purtroppo l’abbiamo visto recentemente anche in Romania e lo stiamo vedendo  con la Von der Leyen e la questione del riarmo europeo) sui ricatti.

Davide Zedda

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